Il direttore della Gazzetta di Lucca e della Gazzetta di Viareggio, Aldo Grandi, si è occupato di noi nei giorni scorsi. Lo ha fatto con uno dei suoi soliti editoriali bizzarri dal titolo “Anco alle pulci ni vien la tosse”. L’editoriale del direttore è una risposta di pancia al nostro articolo pubblicato giorni prima dal titolo: “Basta con la disinformazione organizzata! L’informazione facciamocela da noi!” Nel nostro articolo criticavamo il tentativo dell’informazione di orientare l’opinione pubblica in una determinata direzione e invitavamo ogni cittadino a non delegare l’informazione ma a cercare di farsela in prima persona, secondo quelli che sono i principi del mediattivismo.
Nel suo editoriale Aldo Grandi ci definisce pulci. Le pulci sono quei noiosissimi parassiti che stanno sui nostri animali domestici alle volte in compagnia di un altro parassita: la zecca. E proprio il termine zecca è usato spesso, in senso dispregiativo, dai fascisti per etichettare i compagni. Non sappiamo se Aldo Grandi è a conoscenza di questo linguaggio da parte dei nipotini del duce. Tuttavia, essendo un attento studioso crediamo proprio di si e pensiamo che la scelta della parola pulce non sia casuale. A voler, peccare di ingenuità e, credere alla buona fede del direttore si potrebbe pensare, tuttavia, che lui ha usato il termine pulce per sottolineare semplicemente quanto siamo piccoli. Ed effettivamente come Dada Viruz Project siamo piccoli, anzi piccolissimi, ma questo non ha impedito a qualche giornalista, in passato, di attingere dal nostro blog. Noi siamo piccoli ma pensiamo in grande. Magari pensiamo male, sapendo che facciamo peccato ma che spesso ci indoviniamo. Ci ha definito pulci e vada per pulci. Non ci offendiamo per cosi poco! Il direttore si improvvisa, poi, dottore. Ci fa diagnosi e prognosi. In sintesi nella nostra cartella clinica c’è scritto che abbiamo la tosse e che si cura mangiando tante feci. In realtà il direttore usa un’espressione più colorita, per non dire volgare, che noi non stiamo qui a riportare per educazione. Nel suo editoriale si trovano diverse parolacce, come chiamare con termini scurrili l’organo genitale maschile. Forse, però, non si tratta né di maleducazione né di una caduta di stile. Si tratta, piuttosto, del tentativo di apparire più giovanile. Del resto, a chi ha nostalgia manca la bella età andata. E il direttore di nostalgia per la sua giovinezza sembra averne tanta. Lo deduciamo, sia quando ricorda i suoi aneddoti personali, sia quando inizia a vantarsi del suo vissuto professionale. Un proverbio delle nostre parti dice: “chi si loda si imbroda.” Ma anche questo ha poca importanza. Quello che, invece, per noi ha importanza è quello di smontare teoremi astratti e polverosi che non hanno alcuna attinenza con il mondo del reale. Il signor Grandi pensa che noi siamo dei sopravvissuti degli anni ’70, del secolo scorso, ma la verità è ben altra. Molti di noi negli anni ’70 non erano nemmeno nati; altri erano in età prescolare. La cosa che però ignora volutamente e che noi da quella generazione abbiamo più volte marcato la nostra differenza e la nostra autonomia. Lo schema tanto caro al direttore, quello degli opposti estremismi, è uno schema desueto e anacronistico che solo chi ha inconsciamente nostalgia di quella stagione può ancora utilizzare. Quando accusiamo che le pagine facebook, dei suoi giornali, sono frequentate da simpatizzanti di Forza Nuova o estremisti di destra non lo facciamo perché temiamo il ritorno del fascismo. Lo facciamo perché, la presenza di questi signori accondiscendenti fino a diventare pretoriani di certe idee, è il sintomo di come questa informazione miri a gettare benzina sul fuoco e a surriscaldare gli animi. Il sottolineare sempre la nazionalità dell’autore di chi compie un reato non è un dettaglio ma è una linea editoriale ben precisa. Questa scelta, tra l’altro, non è contestata solo da noi ma anche da giornalisti regolarmente scritti all’albo e che scrivono su quotidiani locali.
Aldo grandi dopo rivendicare che il giornalista è ancora una professione ci attacca in questo modo: “Apprezzate, piuttosto, la pluralità dell’informazione che questo sistema capitalista vi consente e sappiate che questo lo dovete anche a chi, come noi, sa benissimo che se foste voi dall’altra parte, col cazzo che potrebbe fare il proprio lavoro con onestà e liberamente. Voi siete i primi ad essere illiberali e antidemocratici e nemmeno sapete che cosa vuol dire rispetto per le opinioni altrui. Voi vi dilettate di un paese e di un governo che non ha nemmeno gli attributi per dimostrare di essere uno stato e si lascia insultare e prendere a pesci in faccia – oltre che a sprangate, bottiglie molotov, bastoni e catene – senza adottare gli stessi sistemi che, voi, viceversa, adottereste contro chi manifestasse nei vostri confronti.” In queste poche righe c’è la soluzione per la nostra tosse, una ricetta per uno sciroppo amaro ma risolutivo. Giudicatici, senza appello, come illiberali e antidemocratici si lancia in un vero processo all’intenzione affermando di sapere come ci comporteremmo se noi fossimo dall’altra parte. Una cosa importante, Aldo Grandi, ce la dice. Ci dice che c’è un’altra parte ed è lui a giudicarla con una durezza da fare invidia a qualsiasi critico del sistema, definendola “senza attributi”. Sembra un invito a dare a chi dissente quello sciroppo per la tosse. Potremmo, adesso, parlare di repressione e le scene in tutta Italia di “forze dell’ordine” che manganellano studenti, operai e movimenti sociali ci verrebbero in aiuto. Non scordiamo che siamo il paese della Diaz e di Bolzaneto. Non vogliamo, tuttavia, fuggire dal tema che non è quello della repressione bensì quello della criminalizzazione necessaria a costruire intorno alla prima il consenso. La criminalizzazione dei movimenti serve a rendere la repressione, democratica. Siamo convinti, e questo è un discorso più generale, che tantissimi poliziotti messi dietro una scrivania e davanti ad un computer non scriverebbero certi articoli. C’è sempre chi è più realista del re. Naturalmente questa è solo una nostra opinione.
Ciò che, invece, è un fatto è quello di voler continuare a denigrare le lotte degli studenti lucchesi. Ci chiediamo ma in una città come Lucca; dove la violenza squadrista è stata anche in un passato recente molto forte; non ci sono forse altri argomenti da trattare? Nel giorno in cui un vecchio partigiano di 87 anni viene preso a bastonate, non sarebbe più sobrio chiedersi da cosa scaturisce questa violenza piuttosto che fare dell’ironia su dove gli studenti passeranno il natale?
Noi siamo di parte e non lo nascondiamo anzi lo affermiamo con coerenza ma chi scrive certi editoriali non può dirsi sopra le parti. Nascondersi dietro un dito, anche se quello è il dito della mano di chi ha il potere, non basta per sfuggire alle critiche di chi come noi non accetta in silenzio l’ipocrisia del potere. Concludiamo il seguente augurando un buon natale sia a chi vuole sentire le solite novelle paternalistiche sia a chi, invece, vuole sviluppare un pensiero critico che rifugga da qualsiasi omologazione.
Le pulci continueranno a criticare certi modi di fare informazione!
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