Lo sport che ci piace

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Lo sport che ci piace In questo torrido fine settimana è lo sport di “casa nostra” che ha vissuto 3 momenti importanti e significativi, che hanno voluto dire qualcosa in più, solidarietà, memoria alternativa, queste sono le parole che associamo a questi momenti di sport, lo sport che ci piace, quello di sacrifici, sudore che va oltre i risultati. Il torneo organizzato dai gruppi Ultras di Viareggio al Centro Polo di Viareggio in memoria di due amici Lele e Nicola, ha dimostrato che basta poco per ricordare chi non c’è più, un campo un pallone, qualche birra e tanti amici. Mentre le società falliscono, i palazzetti arrancano nella gestione, l’auto organizzazione funziona e produce. La stessa sera esordiva per la prima volta al secondo Memorial Jonathan Fornai il compagno Alessandro Giusti nell’ MMA, sport difficile, fatto di sacrifici e spesso e volentieri associato ad una certa area politica. Alessandro è stato bravissimo nell’ultimo anno, sacrificandosi fra diete e palestre e con chi storceva il naso dicendo che “quello sport è da fascisti “, de-costruendo  cosi uno stereotipo che vede gli sport da contatto come degli sport per fascisti, mettendo la ciliegina sulla torta sfoggiando una maglia durante il suo ingresso con scritto “noi non dimentichiamo” richiamando alla memoria l’anniversario della strage ferroviaria di Viareggio che vede pian piano togliersi la dignità con una prescrizione che fa comodo a pochi e rabbia a molti. Domenica invece è toccato allo Spartak Apuane che per la prima volta si è presentato ai/alle propri/e tifos@ nel torrido pomeriggio estivo, giocando e pareggiando, ma questo non importa, quello che importa è che si gioca per altro, per la maglia e per sorridere e faticare insieme. Rompendo un modello di calcio bisness che darà filo da torcere a tutte le società del campionato di terza categoria che ad ottobre vedrà la squadra impegnata per tutta la stagione, con l’obbiettivo per il prossimo anno di creare anche un settore giovanile. Questo è lo sport che ci piace, quello con la competitività che porta a giocare con un avversario e non contro un avversario, dove la stretta di mano e l’abbraccio del tuo avversario è la ricompensa maggiore; che può dire e fare quello che gli pare perchè non legato a dinamiche di profitto, ma legato solo ed esclusivamente ai suoi tifosi. Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Solle: “Come spiegherebbe a un bambino che cosa è la felicità?” “Non glielo spiegherei,” rispose, “gli darei un pallone per farlo giocare.”

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