Filippo Antonini torna a parlare dei poteri forti

Io so”, così esordiva Pierpaolo Pasolini in un famoso corsivo del novembre del 1974 sul “Corrire della Sera”, in cui accusava la classe politica italiana di collusione.

Io non ho le pretese o la presunzione di sapere o di fare nomi, ma necessita -comunque- la capacità e lo sforzo, da parte di tutti, a coordinare fatti apparentemente distanti e a riannodare quei fili che pendono sulla politica viareggina.

Infatti, nella nostra città, in determinate occasioni, periodicamente e sinistramente, si fa cenno ai “poteri forti”. Non so se i riferimenti siano alle infiltrazioni mafiose che si paventano negli esercizi in passeggiata o alle illegalità commesse tra le banchine del porto, piuttosto che all’abbraccio protettivo, quasi “paterno”, delle logge massoniche cittadine e non solo; ma so che “inquietanti” episodi minacciano, ormai da anni, la vita politica e democratica cittadina.

Riallacciare i fili, vuol dire avere una visione d’insieme, leggere quei fatti in sequenza, senza considerarli episodi sporadici e di poco conto, come troppo spesso è stato fatto.

Mi riferisco all’articolo apparso su Tg Regione del 20 novembre 2017, in cui si parla di registrazioni riguardanti un consigliere comunale di maggioranza e di ipotetici complotti contro l’ex sindaco Betti.

Mi riferisco alle esternazioni, che si vuol far apparire come “strampalate” e prive di senso, di un consigliere comunale di maggioranza passato poi alla minoranza che da una nota tv locale accusava altri esponenti politici di fare tessere di partito dubbie o con metodi poco ortodossi e trasparenti, “La Nazione” del 30 novembre 2017.

Mi riferisco alla “guerra sporca” che si sta combattendo in Versilia sui rifiuti, senza risparmio di accuse reciproche tra amministratori locali e non.

Mi riferisco alle numerose voci e registrazioni che girano in città su voti di scambio, primarie di partito falsate o riciclaggio di denaro.

Senza dimenticare che non meno di un anno fa il T.A.R. della Toscana invalidò le elezioni amministrative del 2015 per la scomparsa di alcune centinaia di schede elettorali o paventando il sistema della “scheda ballerina”; sentenza successivamente ribaltata dal Consiglio di Stato.

Non so se tutti questi episodi, ed altri ancora, abbiano o meno una rilevanza penale. So che sicuramente nascondono un “malcostume” politico che ha caratterizzato e caratterizza la vita politica e democratica della città di Viareggio da un pezzo a questa parte.

Intanto, è bene ricordare che Viareggio è una città debole e quindi appetibile, dove si svendono i beni pubblici, dove si paventano speculazioni e progetti faraonici, dove i centri nevralgici del tessuto cittadino sono soggetti a fallimento o concordato e… dove non molti anni fa fu votato o “estorto” un dissesto da una parte di classe politica ancora tutta in sella e al potere.

Una rondine non fa primavera ma più indizi sono sicuramente sintomo di un qualcosa di ben più ampio e preoccupante.

Filippo Antonini

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