Le immagini del crollo della casa dei gladiatori a Pompei sono il simbolo di un crollo più generale di questo paese. Non si tratta solo di non curanza, di negligenza, di incapacità ma di qualcosa di più drammatico. Esiste una classe politica, e purtroppo anche una parte di italiani, che non sa comprendere il bello, non sa difenderlo, proteggerlo. L’Italia dei palazzi e delle enormi colate di cemento sui litorali, l’Italia delle mille speculazioni edilizie, l’Italia che taglia alla ricerca scientifica, che dequalifica la formazione pubblica, che accorpa le classi, l’Italia che chiude i cinema, (a Viareggio il Centrale), l’Italia che vive inchiodata davanti alle TV ad assistere passivamente e morbosamente sul delitto di Avetrana è la stessa Italia. E’ l’Italia della decadenza che non ha mai fine e colpisce ogni settore. Il modello berlusconiano è un coacerbo di spazzatura che distrugge le culture per sostituirle con un’idea perversa di società. Le responsabilità dell’imprenditore – editore – uomo di spettacolo sono assai maggiori di quelle dell’ uomo politico. L’Italia e soprattutto l’italiano di oggi è stato pensato 30 anni fa quando Berlusconi non era entrato ancora in politica ma già diffondeva i veleni di una anticultura che sommava edonismo, egoismo sociale, mercificazione, maschilismo, paure e xenofobia. E’ questo il moderno “me ne frego” di fascista memoria. Il crollo di Pompei simboleggia bene la “soluzione finale” che la Gelmini ha messo in atto contro la scuola pubblica. L’Italia di oggi è l’Italia di uomini come Gianni Letta e Federico Confalonieri, il primo sceso in politica il secondo rimasto a fare televisione, ma che hanno avuto ben chiaro cosa scardinare in questi anni e con che cosa sostituirlo. Dietro le loro facce di “moderati” si nasconde la volontà che il popolo italiano preferisca i rutti della casa del Grande Fratello ad una laurea in scienze umanistiche. Questo modello antipedagogico che poggia i suoi architravi sulle televisioni del pidduista di Arcore non è messo in discussione dalla sinistra istituzionale che si limita a raccattare transfughi da uno schieramento all’altro o a chiedere le dimissioni di quel ministro, tra l’altro ex PCI, che risponde al nome di Sandro Bondi. Sandro Bondi in una società come la immaginiamo noi non avrebbe mai ricoperto nessun ruolo istituzionale figuriamoci quello di ministro. Tuttavia l’attuale opposizione parlamentare non è in grado di immaginare un’altra società ma solo di mettere delle zeppe a questa. Seguendo la peggiore tradizione del PCI, la sinistra eleva a intellettuali o al rango di personaggi impegnati persone come la Barbara Palombelli e l’Alba Parietti che discutono anche loro di qualche delitto ma votano per Rutelli o Bersani. Si affidano a trasmissioni snob e banali come quelle di Serena Dandini ma soprattutto al servo Fabio Fazio che invita il padrone Marchionne, il guerrafondaio Blair e poi ci fa raccontare quali sono i valori della destra e della sinistra a Gianfranco Fini e Pier Luigi Bersani. Centrodestra e centrosinistra hanno ucciso la cultura in questo paese e infatti al di là delle piccole sfaccettature entrambe hanno smantellato la scuola pubblica e difeso il monopolio televisivo del pidduista Silvio Berlusconi.
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